La storia di Pietro Nicastro è senza dubbio una storia di successo!
Nel 2005, dopo un viaggio a Monaco di Baviera, insieme a Monica Fantoni fonda “Lowengrube” a Limite sull’Arno importando la tradizione della bierstube in Toscana. Da una piccola idea, ne nacque un grande modello che si replicò in franchising, infatti dal 2014 al 2020, Monica e Pietro, hanno aperto, grazie all’aiuto di altri imprenditori che hanno creduto nel loro progetto, 21 locali in tutta Italia tra Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Marche, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Noi di IConsultant abbiamo avuto la fortuna di poter, non solo leggere il libro scritto da Pietro, ma di scambiare quattro chiacchiere con lui nel suo ufficio a Limite sull’Arno, scoprendo qualcosa in più sulla sua vita da imprenditore, su come è la realtà Lowengrube e suoi nuovi progetti innovativi racchiusi al suo interno.
Indice
I Consultant segue le Startup, aziende innovative che hanno step precisi per raggiungere gli obiettivi e persone ben definite al suo interno, tra queste il Mentor, ovvero colui che “ASCOLTA” , colui che dà la carica per partire, per affrontare nuove sfide. Leggendo il Suo libro, “Una vita da Leoni”, si può dire che il Suo Mentor è stato, in un certo modo, il signor Fernando, il maestro di pugilato?
Sì, Fernando è stato la persona che mi ha insegnato tanto, anche perché per me il pugilato è stato come un’università. Per me è stato una guida nel mio percorso sia come uomo, sia come sportivo e perché no, anche come imprenditore.
Visione, passione e caparbietà sono gli aggettivi che dovrebbero caratterizzare il mondo di chi vuol diventare imprenditore, possiamo dire che è stato anche il Suo percorso? “Chi la dura, la vince” come dice nel Suo libro! Di fronte a molti ostacoli che ha incontrato, con ostinazione ha saputo superarli e andare avanti?
Dopo la perdita di mio padre quando era giovanissimo e io ancora un bambino, la vita mi ha messo nuovamente alla prova: a 18 anni ho fatto un incidente stradale in moto che mi ha cambiato totalmente la vita. Sono stato fermo immobile in un letto di ospedale per molto tempo. La passione per la boxe e la mia voglia di fare mi hanno rimesso in gioco ma poi, per le operazioni subite, a lungo non ho potuto esercitare, finché gradualmente non ho ricominciato ad allenarmi ritrovando poi una nuova regolarità per continuare a coltivare questa passione, che continua ancora oggi.
Anche per il volo, un’altra mia passione ho dovuto oltrepassare degli ostacoli. A causa di una minorazione della vista, quando ero piccolo mi dissero che non ci sarei mai riuscito!E non solo da 14 anni ho ottenuto il brevetto ma, con ulteriori abilitazioni, ho realizzato anche la mia massima aspirazione, quella di pilotare un jet!
La vostra passione, il vostro animo perseverante unito ad una consulenza che vi ha seguito nella gestione dei controllo e organizzazione dei processi del primo vostro locale così da farne una replicabilità, ma anche il mondo del digitale che vi ha portato a farvi conoscere e a farvi mettere in contatto con i vostri affiliati, possiamo dire che sono stati determinanti in questo percorso di crescita?
Assolutamente sì. Durante questo periodo post Covid, siamo ripartiti lanciando e organizzando in soli 15 giorni un’applicazione. Invece, con la pubblicazione del libro volevamo tirare fuori tutta la nostra italianità! Noi portiamo avanti la tradizione bavarese, ma dietro il nostro progetto ci sono imprenditori italiani.

Dai locali triplicati in pochi anni al premio di prestigio come Foodservice Award 2019, consegnato in quel di San Siro, ma una cosa ci ha colpito: dare il merito di questo importante riconoscimento anche ai ragazzi che lavorano con Voi. Le risorse umane, i dipendenti, possiamo dire che sono un cardine fondamentale in ogni attività imprenditoriale?
Per noi sono indispensabili. Infatti, quando ho scritto il libro la prima cosa che ho fatto è stato regalare il libro a tutti i dipendenti per un senso di appartenenza. In futuro punteremo sempre alla crescita dei dipendenti e alla formazione. Garantiamo e continueremo a garantire incentivi, anche motivazionali. Loro sono le persone che stanno dietro il tavolo, in cucina, ai banconi, se non hai una squadra solida e forte, non vai da nessuna parte. L’obiettivo è rafforzare sempre di più questa squadra.
Per quanto riguarda la formazione, abbiamo creato un’Accademia interna. Facciamo formazione direttamente qui dentro. Abbiamo dei manuali di procedura che condividiamo con i nostri dipendenti e con i nostri franchisee.
Il costo del personale incide del 30%, e questa per noi è una soglia molto importante che teniamo monitorata giornalmente anche per i nostri franchisee. Con quest’ultimi infatti interveniamo personalmente, stilando un piano turni diviso per fasce orarie.
Supportiamo gli affiliati nella selezione del personale. Durante la fase di selezione, uno dei nostri responsabili si occupa di andare di persona a vedere ed osservare il candidato. Forniamo agli affiliati dei parametri contrattuali, e abbiamo un software che si occupa della gestione del punto vendita. Lo store manager del software carica al suo interno le turnazioni in modo che noi possiamo capire la produttività e questo è davvero fondamentale per avere il controllo dell’attività. Con l’affiliazione abbiamo cercato di semplificare tutte le nostre procedure.
Abbiamo anche dei processi standardizzati per la cucina che garantiscono la qualità alimentare, ma abbiamo studiato un ottimo processo di conservazione dei prodotti che ci permette di evitare la contaminazione alimentare.

Parliamo ora di Covid: avete scelto di chiudere in anticipo per tutelare la salute di clienti e dipendenti, ma non vi siete persi d’animo: un libro e un’App. Come sta andando?
L’App sta andando bene, ma diciamo che, dopo questa crisi, il lato clienti si sta riprendendo e per fortuna a Limite siamo tornati al 100% di fatturato paragonato ai mesi dell’anno scorso, mentre alcuni punti in Italia sono ancora al 70/80%, sicuramente la periferia è meglio in confronto alle grandi città, visti i recenti problemi legati al turismo.
Per quanto riguarda l’App, posso dire che è stata una sperimentazione per colmare l’emergenza, però per noi l’obiettivo è quello di farla diventare un punto forte del progetto, poiché temiamo che questa situazione si prolungherà per tanto.
Durante l’emergenza coronavirus, abbiamo dato in beneficienza ad associazioni locali 30 mila delle nostri merci. Se questa situazione del Covid si ripresenterà abbiamo in mente un piano B che però speriamo di non sfruttare.
Un’altra cosa importante che abbiamo capito da questa emergenza è ancora una volta, mettere al centro le risorse umane. Infatti stiamo pian piano internalizzando tutto e puntiamo nei prossimi mesi ad assumere personale finora mancante in modo da creare una cultura solida e di stampo aziendale, interamente firmata Lowengrube.

Complimenti signor Nicastro, fonte di ispirazione di molti, che sognano di farcela, di mettersi in proprio, e di creare qualcosa per se stessi e per gli altri. Come Lei ha più volte sottolineato, non è facile, “possiamo vincere come possiamo perdere, però, Vincere dipende da noi stessi e dalle persone che ci stanno intorno”.
Grazie a voi e a tutto il team di IConsultant per questa intervista.
Conclusioni
Da piccole idee nascono sempre grandi soddisfazioni e Pietro ce l’ha fatto capire molto bene!
Un imprenditore che ha sempre creduto nei suoi sogni, senza lasciarsi travolgere dagli ostacoli che ha incontrato nella sua vita, costruendo una grandissima realtà come quella del Lowengrube, dove non solo la cultura gastronomica bavarese ha la sua importanza, ma anche tutte le persone e i dipendenti rappresentano il fulcro del suo successo.
Da sottolineare infine, come durante la situazione del lock down, siano stati capaci di sviluppare un’App, segno di innovazione e di prospettive future rosee per il locale, che tra l’altro, si sta espandendo in buona parte d’Italia.